Peninsula Studio logo

Isotype – 

Da dove nascono i pittogrammi che vediamo ogni giorno?

Perché essi sono universalmente riconoscibili?

Cosa rende un segno comprensibile a tutti?

Perché riconosciamo il simbolo di un luogo di ristorazione ovunque ci troviamo? 

Isotype Monaco 1972

I SISTEMI DI COMUNICAZIONE UNIVERSALI: L’ISOTYPE

Il nostro panorama quotidiano è costruito per lo più da immagini visive, grazie alle quali ci orientiamo nel tempo nello spazio, definiamo i nostri comportamenti e decidiamo i nostri atteggiamenti. Queste immagini sono tutte prodotto di un progetto, inconsapevole o elaborato in vista di una precisa funzione.

L’intera storia del mondo è segnata dal loro disegno; ma la modernità ha fatto emergere la figura del progettista, dando vita a un campo culturale genericamente definito visual design, cui spetta il compito di ideare i modelli della comunicazione visiva di massa, dalla grafica editoriale all’imballaggio dei prodotti, dalla segnaletica alle interfacce informatiche.

Fra queste ideazioni alcune stupiscono per la loro semplicità di disegno, e allo stesso modo per la forte capacità espressiva che possiedono: sono le “icone”. Questo termine sta ad indicare segni e testi (visuali ma non solo) la cui significazione avviene attraverso la somiglianza. L’icona è come suggerisce la sua l’etimologia, una immagine mimetica: essa riproduce nella propria configurazione le proprietà semanticamente rilevanti e necessarie della realtà che rappresenta e che in tal modo intende significare.

Da esse nascono veri e propri linguaggi di comunicazione.

Come quello sviluppato da Otto Neurath (1882 – 1945), filosofo, sociologo ed economista austriaco che negli anni ’30 elaborò un rivoluzionario sistema di comunicazione visiva dell’informazione che prese il nome di ISOTYPE.

ISOTYPE (International System of Typographic Picture Education), frutto degli studi di Otto Neurath, è il sistema di rappresentazione, attraverso segni, che permette di visualizzare dati complessi e che supera le barriere culturali e linguistiche di ogni paese.

Si tratta di un linguaggio che pone l’attenzione su numerosi spunti di riflessione: il concetto di comunicazione universale, il tema della cultura visiva, l‘evoluzione dei sistemi di scrittura e l’importanza del progetto grafico nella diffusione delle informazioni.

Come isotype influenza i moderni sistemi di comunicazione

Da ISOTYPE sono derivati numerosi sistemi di rappresentazione, oggi ampiamente utilizzati, sia nella cosiddetta info-grafica di quotidiani, giornali e servizi televisivi sia nelle riviste economiche e nell’editoria finanziaria sia per l’orientamento negli edifici (musei, ospedali, aeroporti…) sia nella segnaletica stradale e dei trasporti, fino alle icone dei nostri computer.

La ricerca e l’evoluzione dei segni accompagnano la vita di tutti gli individui.

Dai progetti grafici per le Olimpiadi di Monaco del 1972 (che hanno fatto la storia della grafica) alla realizzazione della segnaletica dei trasporti che ha sviluppato l’alfabeto dei viaggiatori moderni, fino alle icone che Susan Kare ha sviluppato per il sistema operativo Apple Macintosh, successivamente applicate anche al sistema Microsoft.

Isotype

Come è nato l’isotype

Interessante è stato il cammino che ha portato Otto Neurath alla realizzazione di Isotype: con Moritz Schlick, Hans Hahn, Rudolf Carnap, Kurth Gödel e altri, diede vita nel 1924 al Circolo di Vienna, da cui si sviluppò una corrente di pensiero che divenne nota come neopositivismo. L’obiettivo del movimento (al quale partecipavano filosofi, sociologi, matematici, giuristi) era il superamento della metafisica e l’introduzione del metodo scientifico in filosofia.
Nel 1925, Neurath fondò e diresse il Museo Sociale ed Economico di Vienna. Obiettivo del museo era diffondere tra i cittadini la conoscenza di informazioni e dati statistici, in modo che essi potessero comprendere meglio la realtà del proprio paese.

Secondo Neurath, “il cittadino medio dovrebbe essere in grado di acquisire illimitate informazioni su ogni tema che gli interessa, così come può ottenere informazioni geografiche da mappe e atlanti”.

Per realizzare il suo programma di divulgazione, studiò una teoria (il cosiddetto “Metodo viennese”) per la rappresentazione visiva di dati complessi, come quelli statistici, basata sul fatto che l’apprendimento avviene in modo più immediato e intuitivo tramite immagini semplici, rispetto alle parole.

Neurath era cosciente del ruolo sempre maggiore che le immagini stavano prendendo nell’ambito della comunicazione.
“L’uomo moderno riceve una grande parte delle sue conoscenze e della sua istruzione in generale tramite impressioni visive, illustrazioni, fotografie, film. I quotidiani di anno in anno mostrano sempre più immagini. Inoltre, anche la pubblicità opera con segnali ottici e rappresentazioni visive. Mostre e musei sono certamente il risultato di questa incessante attività visiva.”

Neurath immaginò un linguaggio visivo composto da icone che potessero combinarsi tra loro secondo regole stabilite, per dar vita a un sistema di comunicazione visiva universale.

Questo sistema aveva anche lo scopo di superare le barriere linguistiche e culturali tra le nazioni, aiutando, ad esempio, un viaggiatore in un paese di cui non conosce la lingua a trovare un telefono, una banca, una biglietteria.

Neurath chiamò a collaborare un gruppo di persone, tra cui l’artista e grafico tedesco Gert Arntz (1900-1988) e Marie Reidemeister Neurath (1898-1987), che più tardi diresse l’Isotype Institute in Inghilterra. Arntz tradusse le teorie di Neurath in un sistema di segni grafici efficace. Sotto la sua direzione vennero realizzate numerose pubblicazioni statistiche e mostre divulgative tra il 1929 e il 1939. Nel 1932, Neurath e Arntz furono costretti a lasciare l’Austria in seguito ai mutamenti nella situazione politica e si spostarono a L’Aia, nei Paesi Bassi, dove proseguirono il loro lavoro. Dopo l’invasione dei Paesi Bassi da parte dell’esercito tedesco nel 1940, Neurath fuggì in Inghilterra, dove visse fino alla morte, nel 1945.

I principi del “Metodo viennese”, in seguito denominato Isotype (International System of Typographic Picture Education), si diffusero in molti paesi europei, creando le basi per lo sviluppo dell’information design nel ventesimo secolo. Tra i progetti che possono essere considerati una derivazione di Isotype si possono citare il sistema di pittogrammi che Otl Aicher ha realizzato per identificare i diversi sport alle Olimpiadi di Monaco nel 1972, e gli studi realizzati dall’A.I.G.A. (American Institute of Graphic Arts) per il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti.

Isotype

Regole base dell’isotype

Il sistema Isotype introduce alcuni semplici ma importanti principi per la rappresentazione dei dati quantitativi.

Per ogni oggetto o categoria da rappresentare viene creato un segno: caratteristiche essenziali di questo segno sono la semplicità, la riconoscibilità, l’immediatezza. Si deve quindi evitare che il segno abbia troppi dettagli. Nelle parole di Neurath: “Un’immagine che fa un buon uso del sistema deve trasmettere tutte le informazioni importanti riguardo all’elemento che rappresenta. Al primo sguardo si vedono gli elementi più importanti, al secondo i meno importanti, al terzo i dettagli. Al quarto, non dovrebbe cogliersi più nulla”.

Ogni segno deve essere comprensibile senza l’aiuto di parole.

La semplicità del disegno permette anche di allineare i diversi segni Isotype su una stessa linea, come si farebbe con i caratteri tipografici.

Per rappresentare quantità variabili di uno stesso oggetto, lo stesso segno viene ripetuto in modo proporzionale alla quantità. Questo, secondo Neurath, rende i diagrammi Isotype più accessibili rispetto ai grafici astratti, che usano forme geometriche di dimensioni variabili.

Anche la tavolozza cromatica è ristretta: i colori suggeriti sono sette (bianco, blu, verde, giallo, rosso, marrone e nero) e devono essere abbastanza diversi tra loro da essere sempre identificati dall’osservatore.

Questi criteri di semplicità e immediatezza rendono il sistema Isotype utile anche come “linguaggio internazionale per immagini” o “linguaggio visivo ausiliario”. Neurath ne suggerisce l’uso nell’istruzione, nella realizzazione di un’Enciclopedia universale delle scienze, e nella comunicazione tra persone di lingue diverse. Proprio quest’ultimo aspetto è quello che è stato poi sviluppato in progetti come quello dell’A.I.G.A. per il Dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, che ha contribuito a creare un alfabeto per i viaggiatori moderni.